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Silver Age – Un mondo ancora da scoprire

Silver Age – Un mondo ancora da scoprire

Silver Age – Un mondo ancora da scoprire –
A cura di Sandro Feller

Longevità e demografia

E’ vero, siamo il paese più longevo del mondo, secondo solo il Giappone.
I dati demografici indicano una prevalenza di persone sopra i 65 anni altissima in Italia più che negli altri paesi europei, pari al 22 % per tutto il paese.

Ma la vera sfida non è la longevità, ma riuscire a condurre una vita indipendente ed essere autonomi quanto più possibile.

Una parte degli over 65 può costituire un elemento di preoccupazione per l‘indubbia necessità di mettere in campo molte risorse per la tutela delle loro condizioni di salute e per l’assistenza. Ma possiamo contare su molti anziani ancora autosufficienti che, con le loro caratteristiche positive (pacatezza, esperienza, capacità di mediazione, memoria storica utile al problema solving), possono costituire  una formidabile risorsa da mettere a disposizione per i più giovani .

Viene fatto notare da alcuni (Sandro Antoniazzi – L’ Anziano e il suo Futuro Un Problema di Riconoscimento- Jaca Book 2017) che appare sbagliato dividere la società rigidamente in giovani che studiano, adulti che lavorano, anziani che si riposano. Anche gli adulti possono studiare e gli anziani lavorare, anche proficuamente laddove c’è bisogno di operare con le caratteristiche prima citate (pacatezza, esperienza nel problem solving, capacità di mediare).

Il problema degli anziani non può essere visto quindi come qualcosa che riguarda solo loro; l’intera società è messa in gioco per trovare un nuovo equilibrio sociale soddisfacente, sia nei rapporti che nella distribuzione di attività, mezzi, opportunità. I ruoli dovranno essere più fluidi; in quest’ottica i confini tra lavoro e pensioni, tra lavoro e attività, tra generazioni dovranno in parte essere riconfigurati.

Come Affrontare  L’Invecchiamento e il Declino Cognitivo

Se quindi la longevità è un dato di fatto destinata ad allungarsi ancora di più nel prossimo futuro e se gli anziani possono costituire una enorme risorsa qualitativa e quantitativa per tutta la società, il vero problema può essere cosa fare per mantenersi in buona salute e con il miglior grado di autosufficienza.

Un’importante indicazione in questo senso viene suggerita dalla “Medicina degli Stili di Vita“ che ancora oggi ripropone in veste moderna l’antica saggezza che la  famosa Scuola Medica Salernitana tramanda  (ti siano Medici l’attività fisica moderata, la buona alimentazione e la serenità d ‘animo). Come a dire che i nostri “vecchi “ avevano già capito tutto qualche secolo fa.

Oggi infatti non basta più ed è considerato riduttivo curare solo la patologia specifica con i farmaci appunto ad essa correlati; oltre a questo bisogna intervenire con gli stili di vita, vale a dire con tutti gli accorgimenti non strettamente farmacologici che prevengono, curano e rallentano il progredire delle malattie ad andamento cronico progressivo a partire da quelle dell‘anziano .

Un buon esempio è quanto si può fare per combattere le malattie degenerative età-correlate a cominciare dalla Demenza, la più temibile e frequente delle malattie neurodegenerative.

Si deve infatti ricordare che negli over 75 si ha una prevalenza (numero totale dei casi presenti in una certa popolazione) del 6 % che raddoppia ogni quinquennio (+80,12 % +85,24 % e cosi via).

Quello che si fa infatti per prevenire la demenza è egualmente utile non solo per molte altre malattie a cominciare dai tumori, ma anche per assicurarsi una vecchiaia in buona salute.

In particolare per la demenza, di cui ancora oggi non si conoscono le cause, non abbiamo disponibili farmaci specifici per curarla, così come non esistono al momento farmaci che prevengano o rallentino il normale processo di invecchiamento.

Occorre quindi puntare tutto sulle azioni che ostacolano e/o ritardano l‘evoluzione della demenza e che nel contempo contengano gli effetti dell’invecchiamento.

In un recente importantissimo articolo da titolo Finger (Finnish Geriatrics Study) emerge in modo inequivocabile, in quanto scientificamente dimostrato, che:

– lo svolgere attività fisica quotidianamente almeno 30 minuti al giorno;
– seguire una dieta di tipo mediterraneo equilibrata tra carboidrati, proteine e lipidi evitando grassi saturi e acidi grassi idrogenati (grassi quindi di origine animale), con consistenti quote di frutta e verdura, evitando fumo e limitando gli alcolici;
– fare training delle funzioni cognitive in particolare della memoria, dell‘attenzione e delle capacità di pianificazione, rimanendo all’interno di reti sociali attive
previene e talora migliora il declino delle funzioni cognitive  e l’ efficienza globale della persona anziana.

CONCLUSIONE

Il mondo che racchiude la vita, l‘esperienza, la salute e il benessere dell’anziano merita di essere meglio conosciuto e analizzato, sia perché non lo conosciamo e comprendiamo abbastanza, sia perché è un mondo che continua a cambiare velocemente e costantemente; è un dato di fatto che il ruolo della popolazione anziana dentro la nostra società può e dovrebbe giocare un ruolo sempre più attivo e di stimolo e va vista sempre più come una risorsa e sempre  meno come un mero peso assistenziale.

Conseguentemente, anche la conservazione dell’autonomia e della salute assume un  valore enorme di qualcosa in cui vale la pena di credere e su cui investire maggiori risorse senza pensare all’anziano  come “un vuoto a perdere“.

L’invecchiamento è un processo naturale e come tale non è modificabile, mentre invece i suoi effetti, e in particolare il declino cognitivo può essere rallentato o anche arrestato in parte nella sua evolutività.

Scartate le ipotesi farmacologiche – ad oggi non è chiaro attraverso quali meccanismi si produca invecchiamento il declino cognitivo e ancor più l’Alzheimer – gli studi attuali indicano un insieme di provvedimenti, alcuni di carattere sociale, altri di carattere sanitario che possono incidere favorevolmente arrestando e in alcuni casi migliorando, addirittura invertendo il ruolo progressivo.

Stiamo imparando a capire che una parte del futuro dei nostri anziani dipende da loro ma anche da noi; la medicina degli stili di vita dice chiaramente che il mantenere le persone anziane attive entro le reti sociali utilizzando le loro potenzialità ne migliora la buona salute e l’autonomia.

Facciamolo! Serve a loro ma anche a tutti noi!

Silver Age

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