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Mio figlio adolescente? Non è cambiato molto, continuo a non capire…

Mio figlio adolescente? Non è cambiato molto, continuo a non capire…

Riprendiamo il discorso sulle funzioni cerebrali di un/una adolescente: oltre ad avere poca esperienza in generale, gli adolescenti stanno ancora imparando a usare le nuove reti del loro cervello.  Lo stress, la stanchezza o le situazioni impegnative possono far inceppare il meccanismo.
Ecco un altro contributo che parla di “goffaggine neurale”, analoga a quella fisica sperimentata da parecchi ragazzi alle prese con il corpo che cresce.

Questi studi dimostrerebbero che lo sviluppo cerebrale degli adolescenti è lento e irregolare, fornendo così una spiegazione di allettante semplicità per tutte le loro stupidaggini: fanno così perché il loro cervello non è ancora completo!

Si vede dalla risonanza magnetica!

Ed ecco che, in una profusione di studi scientifici e articoli di giornale, gli adolescenti vengono presentati come un “work in progress”, e qualcuno si chiede addirittura se, per via del loro “cervello immaturo”, essi non siano in uno stato “affine al ritardo mentale”.

Qualcuno, però, racconta una storia scientifica diversa.

Negli ultimi anni, alcuni studiosi hanno cominciato a leggere i risultati delle ricerche neurologiche e genetiche sotto una luce più positiva, tenendo ampio conto anche delle teorie sull’evoluzione. In questa nuova prospettiva, adolescenti non sono più visti come brutte copie solo abbozzate degli adulti che saranno, ma come creature straordinariamente sensibili, molto adattabili, attrezzate quasi alla perfezione per affrontare   decisivo passaggio dalla sicurezza della casa natale alla complessità del mondo esterno.

Probabilmente ai ragazzi questa ipotesi piace di più.

Ma è più convincente anche se si tiene conto del principio fondamentale della biologia: quello della selezione naturale. La selezione non ha nessuna pietà per i tratti disfunzionali, eppure gli adolescenti sono un coacervo di angoscia, stupidaggine, precipitazione, impulsività, egoismo, goffaggine.

Com’è possibile che tutti questi tratti disfunzionali siano sopravvissuti?

La risposta è che questi aspetti fastidiosi non sono i tratti caratteristici dell’adolescenza: sono solo quelli che notiamo di più, perché ci irritano o perché mettono in pericolo i nostri figli.

«Siamo troppo abituati a considerare l’adolescenza come un problema», spiega B. J. Casey, neuroscienziata del Weill Corriell Medical College. «Ma più la studiamo e più capiamo che questo periodo unico nella vita è assolutamente funzionale all’adattamento. È proprio quello che serve ai ragazzi per fare le cose che devono fare».

Per vedere il campione di adattabilità che si nasconde in ogni adolescente distratto e assonnato dobbiamo trascurare i suoi comportamenti specifici e a volte allarmanti – come buttarsi giù da una rampa di scale con lo skateboard o darsi alla promiscuità sessuale – e concentrarci sui fattori più generali che sono alla base di quelle azioni.

Prendiamo per esempio la passione per  il brivido.
Le cose nuove ed eccitanti piacciono a tutti, ma non le apprezziamo mai tanto come durante l’adolescenza, quando raggiungiamo il  picco di quella che gli studiosi del comportamento chiamano sensation seeking, ovvero la ricerca di sensazioni, la voglia di provare l’eccitazione neurale, la scossa dell’insolito e dell’inatteso.

La ricerca delle sensazioni non coincide necessariamente con l’impulsività: un’esperienza estrema si può programmare.

In genere l’impulsività comincia a diminuire già a partire dai dieci anni d’età, ma la passione per il brivido raggiunge l’apice intorno ai quindici. E la ricerca di sensazioni può essere all’origine anche di comportamenti positivi: il desiderio di conoscere persone nuove, per esempio, porta ad allargare la cerchia di amici, cosa che in genere ci rende più sani, felici, sicuri e brillanti.

Durante la maturazione cerebrale si sviluppano le terminazione nervose che dipendono dalla dopamina e la cosiddetta via dopaminergica del piacere che ci  porta a cercare gratificazioni anche in relazione ad esplorazioni delle novità e della ricerca di nuove esperienze; la maturazione del sistema di esplorazione e ricerca porta ad esplorare il mondo esterno ed a provare nuove esperienze: l’adolescente  sa che corre dei rischi ma ritiene più importante la gratificazione che ne riceve anche in relazione ai suoi bisogni di socialità; ed è dimostrato che  in gruppo si rischia di più per avere un miglior inserimento sociale; del resto le relazione sociali sono vitali per l’adolescente in quanto assicurano una miglior possibilità di affermazione e capacita di emergere.

Anche l’alcool agisce come tutte le sostanze psicotrope sulla via dopaminergica del piacere e l’adolescente può cadere in questa trappola, più facilmente in gruppo (gli adolescenti in genere non bevono da soli). Si tratta infatti di social drinking (in trerntino questo stile non ha sostituito ma affiancato il consumo quotidiano di alcool ).

Tale atteggiamento imitativo può essere rinforzato dai neuroni a specchio, quella classe di neuroni che si attiva quando un individuo compie un’azione o quando lo stesso osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto.

 Insomma tutte risposte che portano ad una “naturale generale incomprensione”: il cervello degli adulti è si maturo, ma poco plastico…
Con la fine delle maturazione della mielina i circuiti diventano più “rigidi”.
Mentre un atteggiamento nuovo, anticonvenzionale, rischioso, stupefacente, in un adolescente, può suscitare curiosità ed interessi anche imitativi: la gratificazione è infatti dipendente da molti fattori non solo l’alcool, le droghe o il rischio, ma anche dalla capacità di mettersi continuamente  a capo di una piccola rivoluzione culturale.

E se fatichiamo ad accettarli possiamo rivolgerci ad un esperto in grado di aiutare genitori e figli a superare questa complessa fase della vita.

Per informazioni:
http://www.centroricreazione.it/ambiti-di-intervento/famiglie/

adolescente

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