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Alzheimer

Ogni 66 secondi una persona si ammala di Alzheimer. Si stimano 500.000 casi nel 2017.
Questi dati riguardano SOLO agli Stati Uniti d’America.

La malattia di Alzheimer o demenza senile di tipo Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni, ma può manifestarsi anche in epoca precedente).

Il sintomo precoce più comune è la difficoltà nel ricordare eventi recenti.

Con l’avanzare dell’età possiamo avere sintomi come: afasia, disorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé, problemi nel comportamento.
Ciò porta la persona colpita inevitabilmente a isolarsi nei confronti della società e della famiglia. A poco a poco, le capacità mentali basilari vengono perse. Anche se la velocità di progressione può variare, l’aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai nove anni.

Una diagnosi probabile è basata sulla progressione della malattia, test cognitivi con imaging medico e gli esami del sangue per escludere altre possibili cause.

sintomi iniziali dell’Alzheimer sono spesso scambiati per normale invecchiamento. Anche se il decorso clinico della malattia di Alzheimer è in parte specifico per ogni individuo, la patologia causa diversi sintomi comuni alla maggior parte dei pazienti.

Nelle prime fasi, il sintomo dell’Alzheimer più comune è l’incapacità di acquisire nuovi ricordi e la difficoltà nel ricordare eventi osservati recentemente. Quando si ipotizza la presenza di una possibile malattia di Alzheimer, la diagnosi viene di solito confermata tramite specifiche valutazioni comportamentali e test cognitivi, spesso seguiti dall’imaging a risonanza magnetica.

L’esercizio mentale e fisico possono diminuire il rischio di Alzheimer. Non esistono farmaci o integratori che scientificamente possano diminuire il rischio di ammalarsi. Nel 2006 vi erano 26,6 milioni di malati in tutto il mondo e si stima che ne sarà affetta 1 persona su 85 a livello mondiale entro il 2050.

La causa e la progressione della malattia di Alzheimer non sono ancora ben compresi. La ricerca indica che la malattia è strettamente associata a placche amiloidi e ammassi neurofibrillari riscontrati nel cervello, ma non è nota la causa prima di tale degenerazione.

A livello preventivo, sono state proposte diverse modificazioni degli stili di vita personali come potenziali fattori protettivi nei confronti della patologia, ma non vi sono adeguate prove di una correlazione certa tra queste raccomandazioni e la riduzione effettiva della degenerazione. Stimolazione mentale, esercizio fisico e una dieta equilibrata sono state proposte sia come modalità di possibile prevenzione, sia come modalità complementari di gestione della malattia

Con l’avanzare della malattia, il quadro clinico può prevedere confusione, irritabilità e aggressività, sbalzi di umore, difficoltà nel linguaggio, perdita della memoria a breve e lungo termine e progressive disfunzioni sensoriali. Poiché per la malattia di Alzheimer non sono attualmente disponibili terapie risolutive e il suo decorso è progressivo, la gestione dei bisogni dei pazienti diviene essenziale. Spesso è il coniuge o un parente stretto (caregiver), a prendersi in carico il malato, compito che comporta notevoli difficoltà e oneri. Chi si occupa del paziente può sperimentare pesanti carichi personali che possono coinvolgere aspetti sociali, psicologici, fisici ed economici.

Scoprire per tempo i sintomi del morbo di Alzheimer consentirebbe di realizzare una diagnosi precoce della patologia, individuando da subito i primi segni di demenza e rendendo possibili interventi più rapidi ed efficaci contro la malattia.

Per maggiori info:
https://www.cooperativaprogettazione.it/valutazione-cognitiva-e-funzioni-cerebrali/
https://www.cooperativaprogettazione.it/check-up-cognitivo/
https://www.brightfocus.org/alzheimers/article/alzheimers-disease-facts-figures

 

 

Pedrengo e l’Alzheimer

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