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Avete un figlio adolescente? ecco come capirne di più (solo un pò).

Avete un figlio adolescente?  ecco come capirne di più (solo un pò).

“Come si possono spiegare certi comportamenti?” … la domanda è sempre la stessa: che c’è che non va in questi ragazzi? Perché si comportano così? A ben guardare, in queste domande è già implicito un giudizio negativo.
In tutte le epoche, la maggior parte delle risposte ha chiamato in causa forze oscure che agirebbero soltanto sugli adolescenti.  Più di 2.300 anni fa, Aristotele scrisse che “come gli ubriachi, i giovani sono pieni di naturale ardore”.

Il contributo delle Neuroscienze
Negli anni 90 il National Institutes of Health (Nni) sottoponendo a imaging cerebrale un centinaio di giovani durante lo sviluppo – ha dimostrato che tra i 12 e i 25 anni il  cervello subisce una massiccia riorganizzazione.
Non cresce molto, in quel periodo: già a sei anni raggiunge il 90 per cento della sua dimensione completa, e negli anni seguenti la crescita consiste soprattutto nell’ispessimento del cranio.
Durante l’adolescenza, però,  il cervello si ristruttura, un po’ come una rete di computer che effettua un aggiornamento di sistema.
Tanto per iniziare, gli assoni – le lunghe fibre nervose per mezzo delle quali i neuroni si mandano segnali   si ricoprono gradualmente di una sostanza grassa, la mielina (la materia bianca cerebrale), che finisce quasi per centuplicare la loro velocità di trasmissione.
Nel frattempo i dendriti – le estensioni con cui i neuroni ricevono i segnali dai vicini assoni  si ramificano ulteriormente.
Cambiano anche le sinapsi, cioè le piccole giunz­ioni chimiche attraverso le quali assoni e dendriti comunicano: quelle più utilizzate diventano più ricche e forti, quelle meno usate cominciano a indebolirsi.
In seguito a questo fenomeno la corteccia cerebrale – lo strato esterno di materia grigia, sede della coscienza e del pensiero complesso – si assottiglia, diventando però più efficiente.
Nel complesso, questi cambiamenti consentono al cervello di funzionare in maniera più rapida e sofisticata.
Un tempo si credeva che il processo di maturazione fosse già completo alla fine delle scuole elementari; invece continua per tutta l’adolescenza.
Le immagini mostrano che il cambiamento fisico si propaga come un’onda lenta dalla parte posteriore a quella anteriore del cervello: dalle aree vicine al tronco encefalico, preposte a funzioni più primitive e basilari – come la vista, il movimento, l’elaborazione elementare delle informazioni – a quelle frontali, più recenti dal punto di vista evolutivo, che presiedono al pensiero complesso.
Il corpo calloso, che collega gli emisferi del cervello tra loro e trasporta informazioni fondamentali per molte funzioni cerebrali avanzate, si ispessisce costantemente. Connessioni più forti si sviluppano anche tra l’ippocampo, una sorta di magazzino della memoria, e le aree frontali, che si occupano di fissare gli obiettivi e valutare le alternative. In questo modo diventiamo più bravi a integrare i ricordi e l’esperienza nel processo decisionale. Allo stesso tempo, le aree frontali acquisiscono una maggiore velocità e connessioni più forti ed efficaci, che ci consentono di generare e poi valutare un numero più alto di progetti e di variabili.
Quando lo sviluppo procede regolarmente, riusciamo a bilanciare meglio impulsi, desideri, obiettivi, interessi personali, regole, etica e persino altruismo, adottando comportamenti più complessi e, almeno qualche volta, più sensati.
Ogni tanto però, soprattutto all’inizio, il cervello svolge queste funzioni in maniera maldestra, come se tutti gli ingranaggi non fossero calibrati.
Beatriz Luna, che studia il cervello adolescente con tecniche di neuroimaging, ha usato un semplice esperimento per illustrare questa curva di apprendimento.
Luna ha esaminato il cervello di bambini, ragazzi e ventenni mentre eseguivano il cosiddetto test antisaccade, una sorta di videogioco per gli occhi.
Funziona così: il soggetto fissa un puntino rosso al centro di uno schermo; ogni tanto il puntino scompare e da un’altra parte compare una luce. Bisogna spostare lo sguardo in direzione opposta alla luce: un sensore rileva tutti i movimenti degli occhi.
È una prova difficile, perché le luci lampeggianti attirano naturalmente l’attenzione. Per riuscire, bisogna resistere sia al normale interesse per le novità, sia alla curiosità per le cose proibite.
I neuroscienziati la definiscono inibizione della risposta.
I bambini di dieci anni sono un disastro: falliscono il 45 per cento delle volte.
Gli adolescenti sono molto più bravi: già a 15 anni, se sono abbastanza motivati, possono ottenere punteggi pari a quelli degli adulti, resistendo alla tentazione tra il 70 e l’80 per cento delle volte.
Per Luna, tuttavia, l’elemento di maggiore interesse sono le risonanze magnetiche funzionali che hanno registrato l’attività cerebrale di chi effettuava il test. In confronto agli adulti, gli adolescenti tendevano a fare un minor uso delle regioni del cervello preposte a controllare le prestazioni, individuare gli errori, fare programmi e mantenere la concentrazione.
Gli adulti, in cui queste aree sembravano attivarsi automaticamente, usavano una maggiore varietà di risorse cerebrali, che consentiva loro di resistere meglio alla tentazione.
Gli adolescenti invece cedevano più facilmente all’impulso di guardare la luce, allo stesso modo in cui distolgono lo sguardo dalla strada per leggere un sms.
Davanti alla prospettiva di una ricompensa extra, però, i ragazzi mostravano di poter far lavorare di più quelle aree, migliorando il loro punteggio.
Quanto ai ventenni, il loro cervello era in grado di svolgere il compito più o meno come quello degli adulti.Secondo Luna, il miglioramento si verifica man mano che le reti neurali si fanno più ricche e le connessioni più ve­loci, rendendo più efficace la regione del cervello che presiede all’esecuzione di un compito.
Questi studi contribuiscono a spiegare perché gli adolescenti si comportano con tanta fastidiosa incoerenza: seducenti a colazione, disgustosi a cena; energici il lunedì, spossati il sabato.
“Come si possono spiegare certi comportamenti?” … la domanda è sempre la stessa: e la risposta è nel cervello, nei processi di crescita, nella naturale “maturazione necessaria a diventare grandi”.
E se fatichiamo ad accettarli possiamo rivolgerci ad un esperto in grado di aiutare genitori e figli a superare questa complessa fase della vita.

Per maggiori informazioni:

www.centroricreazione.it/ambiti-di-intervento/famiglie/

adolescente

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